Terremoto: dolore, lutti, per 2500 prospettiva incerta nelle tendopoli

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di Carlo Barbagallo

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Ultimo consuntivo, considerato ancora provvisorio, 291 vittime, oltre trecento i feriti, 2500 le persone rimaste senza casa ospitate nelle tendopoli allestite tempestivamente nei pressi dei paesi colpiti dal terribile sisma della mattina di mercoledì scorso. Nel continuo sciame sismico, tre forti scosse registrate ieri, la prima alle ore 4.50 (magnitudo 4) fra Castelluccio di Norcia e Montegallo, non lontano da Arquata del Tronto, la seconda alle 8:08 di (magnitudo 3.3) con epicentro a 9 km da Arquata del Tronto, la terza (magnitudo 3.4) alle 8 e 21 ad Amatrice, poco prima dell’arrivo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita nelle aree devastate dal terremoto.

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Fino a ieri sono state 238 le persone estratte vive dalle macerie: ai 215 salvati dai Vigili del Fuoco, si devono aggiungere 23 tratti in salvo dal Soccorso Alpino. Il terremoto al Centro Italia ha cambiato la fisionomia del territorio, tanto che il suolo si è abbassato di 20 centimetri in corrispondenza di Accumoli. Uno sconvolgimento mostrato dalle prime immagini della faglia rilevate dai satelliti e rese note dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Consiglio Nazionale delle Ricerche e Dipartimento della Protezione civile.

Ieri lutto nazionale, Messa solenne officiata dal vescovo Giovanni D’Ercole, nella palestra comunale di Monticelli ad Ascoli, presenti il Capo dello Stato, Mattarella, il premier Matteo Renzi, il presidente del Senato Pietro Grasso, della Camera Laura Boldrini, e il vice presidente del Parlamento europeo, David Sassoli e le più alte cariche dello Stato

Ora c’è il “dopo” terremoto.

È stata straordinaria la mobilitazione spontanea della collettività nazionale, forse maggiore che nelle precedenti tragedie: è stato necessario mettere un “alt” agli aiuti che sono giunti da tutta Italia. Mobilitazione straordinaria della gente comune, ma ora cosa accadrà alla “gente” alla quale il terremoto ha tolto i loro cari e i loro beni?

La ricostruzione dovrà essere dei Comuni colpiti, dei centri abitati come erano, certo più sicuri ma mantenendo intatta la tradizione e le radici. Il primo segnale è che le scuole possano riaprire e l’attività scolastica possa ripartire il più presto possibile, è primo segnale alle comunità locali che i loro figli possono continuare a studiare nel loro territorio: così il sottosegretario alla presidenza del consiglio Claudio De Vincenti al termine del vertice a Palazzo Chigi con il premier Matteo Renzi, il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio ed i governatori delle regioni colpite.

Il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi così risponde alle domande di Lucia Annunziata, in un servizio pubblicato ieri (sabato 27 agosto) su Huffington Post:

(…) il calendario della ricostruzione è sicuramente il primo assillo nella mente di tutti coloro rimasti senza casa.

“Cinque mesi”, dice il sindaco.

Cinque mesi per cosa?

“Cinque mesi per la consegna delle case di legno con modello adatto alle temperature e alle condizioni di questa montagna alta”.

Cinque mesi significano che gli attuali sfollati saranno qui almeno fino a gennaio. In un clima molto rigido. Non una piacevole prospettiva.

“Infatti, ho già chiesto i sacchi a pelo”, dice con un filo di amarezza. “Ma mi hanno detto che questi sono i tempi minimi per realizzare l’opera”.

E i tempi per la ricostruzione delle case?

“Io sognerei in un anno, ma sono un realista e mi accontento di due” (…).

Il vescovo Giovanni D’Ercole. nella sua omelia ha sottolineato: …Oggi siamo in tempo di guerra, anche il terremoto è una guerra….. È vero, e questa guerra di “casa nostra” ha fatto dimenticare, da quando è esplosa “inaspettata”, le altre guerre poco lontano da “casa nostra”, con le centinaia e centinaia di morti, con quei bambini che perdono la vita ogni giorno e che sono pianti solo dai loro familiari. Questa guerra dovrebbe farci ricordare che, alla fine, si paga solo e principalmente per la cattiveria di quei pochi che dalla guerra, di qualsiasi natura esse sia, ne traggono profitto.

Cosa riserveranno i prossimi mesi agli sfollati che sono nelle tendopoli?

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